giovedì 4 novembre 2010

Il sakè

La più popolare bevanda alcolica del Giappone è il sakè. Viene chiamato “vino di riso”, ma non si tratta propriamente di un vino, né tanto meno di un liquore. Il sakè si ottiene dalla fermentazione di riso bollito e acqua, e attraverso successive raffinazioni. La gradazione media è intorno ai 15°/18° ed è un liquido trasparente o di un giallo molto chiaro; il profumo è caratteristico e deciso ed il suo sapore acidulo, con una nota dolce sul finale, lo rende ottimo in ogni occasione.
Idealmente andrebbe consumato alla temperatura media del corpo umano, ma più spesso viene scaldato a bagnomaria e servito in una piccola graziosa caraffina detta tokkuri, e poi versato in piccole tazzine molto raffinate dette sakazuki o choko.
Può accompagnare tutte le portate del tipico pranzo giapponese, oppure essere gustato come aperitivo o a fine pasto.

Esistono due tipi di sakè:
amakuchi: di sapore più dolce
karakuchi: di gusto più secco

Vi sono inoltre, come per il vino, moltissime qualità e marche di sakè, dal meno caro, usato più spesso per la cucina, a quello raffinatissimo di alta qualità.
Il sakè non si lascia invecchiare e va consumato entro un anno; va conservato in un luogo fresco e buio, ed un bottiglia aperta va consumata entro pochi mesi.
In Giappone lo si può gustare dappertutto, ma esistono anche luoghi specifici per assaggiarne le varietà: nei nomiya (da nomimono = bevanda e ya = negozio, locale) lo si può gustare accompagnato da stuzzichini, seduti in una rilassante atmosfera intima, insieme agli amici; i giapponesi adorano questo tipo di intrattenimento e non è raro vederli la sera, dopo il lavoro uscire da un locale barcollanti e allegri. C'è da dire che, a causa di una carenza di origine genetica, in più del 50% della popolazione nipponica (anche coreana e cinese) manca l'enzima aldeide-deidrogenasi, la cui presenza serve per metabolizzare l'alcool ingerito; per questo motivo che al primo bicchiere di vino o birra i sintomi dell'ubriachezza sono già evidenti. Questo fatto non è del tutto negativo, perchè provoca un basso consumo d'alcool e di conseguenza le malattie al fegato e l'alcolismo sono rarissime in Giappone.
Noi italiani, bevitori resistenti abituati come siamo a pasteggiare con vini robusti e birra, a gustare grappe e liquori, in Giappone, ve lo garantisco per esperienza, non ci ubriacheremo mai...! Quando uscivo a bere con gli amici, a Tokyo, ci ho provato più di una volta a prendermi un ciucca....niente da fare: tutti si ubriacavano subito con due birre (peraltro leggerissime) e io restavo sobria e incredula...*__* La cosa che più mi è mancata dell'Italia, infatti, oltre alla pizza, era proprio un buon bicchiere di vino!!!!

Il sakè si utilizza anche per cucinare, serve per ammorbidire i cibi ed attenuarne l'aroma troppo forte (spesso infatti si usa per marinare pesce o carne).
Per prepararlo nel modo migliore va versato nel tokkuri e scaldato a bagnomaria in una pentola sul fuoco, senza superare i 50°.
L'etichetta esige che , quando si è insieme ad altri, si debba sempre versare il sakè agli altri, ma mai a sé stessi, e gli altri ricambieranno la cortesia.

Ho trovato un bel proverbio sul sakè:

Ippai wa ito sake o nomi, nihai wa sake sake o nomi, sanbai wa sake hito o nomu.
Un bicchiere: l'uomo beve il sakè. Due bicchieri: il sakè beve il sakè. Tre bicchieri: il sakè beve l'uomo.”

Beh, non mi resta che aggiungere...kampai!

3 commenti:

  1. Proprio interessante questo articolo :D
    Non sapevo nulla del sakè :)
    Grazie anche per i complimenti che hai lasciato sul mio blog :D
    Erika

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  2. Di nulla!Hai un blog carinissimo e interessante, mi piace molto seguirlo ^_^

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  3. ma quindi se ho una bottiglia di sakè aperta da quasi 10 anni e lo bevo muoio? :D

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